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Nell’antichità l’uomo viaggiava guardando le STELLE. Se, durante la navigazione in mare aperto, il cielo era coperto dalle nuvole, la mancanza di stelle faceva si che l’uomo le desiderasse.

La parola DESIDERIO è composta, infatti, dalla particella DE- e dalla parola -SIDERA:
“de-” ha valore sottrattivo, di allontanamento, di assenza, mentre “sidera” è il plurale di SIDUS (STELLA).

DESIDERIO potrebbe dunque voler dire “cessare di vedere le stelle” o “constatare l’assenza di stelle” mentre, all’opposto, il termine “con-siderare”, vorrebbe dire “valutare le stelle per orientarsi”.

Se, come detto, nell’antichità si guardava alle stelle per trovare la rotta, il desiderio è assenza di stelle, di una direzione e non avere una direzione vuol dire sentirsi smarriti, disorientati e probabilmente anche angosciati.

Il DESIDERIO, pertanto, nasce da un’assenza e la sua portata è lo spessore di questa ASSENZA. Il Desiderio, così, viene ad esprimere la “Presenza di una grande Assenza”.

Desiderare però, non implica solamente vivere un’assenza, ma anche, appunto, desiderare una presenza. Infatti, la particella de- ha anche un valore intensivo, quindi de-siderare, può voler dire anche “guardare le stelle con attenzione”, con intensità, attendendo e sperando in qualcosa.

Il significato letterale originario della parola, “cessare di contemplare le stelle a scopo augurale”, come appena detto, fa pensare ai “desiderantes”: i soldati romani che stavano sotto le stelle ad aspettare i commilitoni che dopo aver combattuto per tutta la giornata ancora non erano tornati. Quindi, possiamo considerare che il termine de-siderio voglia dire, anche, “stare sotto le stelle ad attendere”.

Ed ecco che il desiderio si fa carico di una speranza, di uno slancio verso ciò che percepiamo come assente e sentiamo invece di voler avere presente per noi nella nostra vita.
Fonte: Cieli sereni – PG