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se davvero vuole andare al governo, Monti deve tifare per Berlusconi al Senato: intervista a Roberto D’Alimonte – di Giuseppe Rusconi, apparso sul Corriere del Ticino del 24.01.2013.

Docente di scienze politiche alla LUISS di Roma e direttore del Centro italiano studi elettorali, Roberto D’Alimonte è un esperto apprezzato da chi, di vari colori, si candida a governare l’Italia o anche solo a far pesare il proprio voto. Lo abbiamo incontrato alla Stampa estera: volentieri, in questa intervista per il nostro giornale, riflette in particolare sulla lotta per la conquista dei seggi al Senato, che si assegnano su base regionale e che, con la Camera molto probabilmente già in mano a Bersani, diventano decisivi per la governabilità.

Professor D’Alimonte, Lei ha rilevato che oggettivamente, nella campagna per il Senato, “l’unica funzione di Berlusconi è aiutare Monti ad andare al Governo”. Veda di spiegarlo ai nostri lettori…

E’ una frase paradossale, ma corrisponde alla realtà. Sulla base dei dati oggi disponibili Berlusconi non potrà vincere né alla Camera né globalmente al Senato. Vincendo però in quest’ultimo caso in alcune regioni, costringerebbe Bersani a chiedere i seggi di Monti per poter governare.

Da ciò consegue che Monti deve tifare al Senato per Berlusconi…

Paradossale anche questo, ma vero. Monti non può vincere da nessuna parte. L’unico che può farlo al Senato, in qualche regione come Lombardia e Sicilia o Lombardia e Veneto (tutte regioni-chiave per l’alto numero di seggi assegnati), è Berlusconi. Se così accadesse, mancherebbero a Bersani i seggi decisivi per avere la maggioranza assoluta al Senato: non resterebbe che chiederli a Monti.

Il corollario è che Berlusconi, per impedire che ciò accada, deve contrastare Monti, svuotandolo dei voti necessari per ottenere seggi al Senato…

Cioè deve fare in modo che Monti scenda sotto l’8% in gran parte delle regioni. Il che appare oggi, con Monti mediamente attorno al 15%, molto improbabile.

Attorno al 15%: non è un po’ poco rispetto a qualche previsione?

La quota probabilmente non corrisponde alle attese di Monti; resta comunque un buon risultato, che dovrebbe permettere di avere ad esempio una quarantina di senatori.

Monti non ha sbagliato qualche mossa nello scendere in campo?

Penso di sì. Ha atteso troppo per prendere una decisione. Poi il tempo stringeva e ha dovuto appoggiarsi a chi aveva una consolidata struttura organizzativa territoriale, come l’Udc. Ciò tuttavia ha comportato un logorio per la sua immagine, perché l’operazione è apparsa soprattutto come un prodotto un po’ abborracciato di ingegneria elettorale. Mancava la spinta ideale, quella visione del futuro in grado di mobilitare un elettorato voglioso di cambiare.

Monti è anche incorso in un incidente che ha fatto clamore: la candidatura in Toscana dell’attivista gay Alessio De Giorgi, poi rientrata…

Un errore gravissimo. Come si fa a candidare nella stessa compagine il super cattolico e l’attivista gay, perdipiù indagato? Ma che messaggio si dà?… una confusione terribile. E’ un errore le cui conseguenze sono difficili da stimare, ma che ha indebolito ulteriormente il progetto.

Lunedì scorso la presentazione delle liste è stata caratterizzata da una serie di colpi di scena degni di un ‘reality’. Dell’operazione di parziale ‘pulizia’ nel Pdl ha fatto ad esempio le spese il campano Niccolò Cosentino. Professor D’Alimonte, la Campania è considerata per il Senato una delle regioni più importanti e in bilico: quali le possibili conseguenze dell’estromissione di Cosentino?

La Campania è considerata in bilico soprattutto per la presenza della lista Ingroia, che, come in Sicilia, potrebbe raggiungere senza troppe difficoltà la soglia dell’8% necessaria per ottenere seggi. Ora si è aggiunta l’estromissione dalla lista del pdl di Cosentino, che è un uomo potente, con una quota di voti clientelari rilevante. Difficile dire come finirà. Può anche darsi che a Cosentino venga offerta una congrua compensazione…In ogni caso l’ ‘operazione’ potrà fare guadagnare qualche consenso al Pdl nazionale, ma non sarà determinante per il risultato globale.