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Sin dalla sua fondazione nel 1949 l’Agenzia dell’ONU, UNRWA, è uno dei principali partner multilaterali della Svizzera in Medio Oriente. Dal canto suo, la Svizzera può influire attivamente sulla sua politica e sul suo modo di lavorare. Dal 2005 è membro della Commissione consultiva dell’UNRWA, che ha il compito di affiancare il commissario generale nell’adempimento del suo mandato, e da luglio 2016 detiene la presidenza della Commissione per un anno. La Svizzera sostiene il processo di riforma strutturale dell’UNRWA affinché possa assolvere il suo mandato e continuare a dare un contributo sostanziale alla stabilità nella regione. Pierre Krähenbühl, commissario generale dell’UNRWA da aprile 2014, è il cittadino svizzero di più alto rango nel sistema delle Nazioni Unite.

Il finanziamento della Svizzera al budget dell’UNRWA si mantiene intorno ai 20 milioni di franchi annui, destinato, principalmente ai programmi che facilitano l’accesso dei profughi palestinesi all’istruzione, all’assistenza sanitaria e alle prestazioni sociali.

La fragilità che caratterizza oggi il Medio Oriente è una delle principali sfide con cui l’UNRWA si deve confrontare. Soprattutto il conflitto siriano, scoppiato a marzo 2011, ha avuto ripercussioni tragiche per i profughi palestinesi nella stessa Siria e nei Paesi limitrofi. Il 95 per cento dei profughi palestinesi che si trovano ancora in Siria dipende dagli aiuti umanitari erogati dall’UNRWA, che ha continuato a lavorare nonostante il conflitto armato in corso, garantendo, sin dall’inizio della guerra, aiuti di emergenza a più di 460’000 persone.

Oltre la metà del budget dell’UNRWA è impiegato nel campo dell’istruzione: oggi le sue 685 scuole sono frequentate da mezzo milione di bambini. L’UNRWA crea così prospettive per la popolazione e contribuisce ad arginare il rischio di una radicalizzazione dei giovani. Le diplomate e i diplomati dei corsi di formazione professionale offerti e certificati dall’UNRWA sono molto ricercati sul mercato del lavoro della regione. L’UNRWA gestisce inoltre nell’area 137 centri sanitari, dove tre milioni di profughi palestinesi possono ricevere prestazioni medico-sanitarie di alta qualità, e concede a circa 300’000 persone aiuti sotto forma di alimenti o denaro contante.