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Si é conclusa a Ginevra la sessione di marzo del Consiglio dei diritti umani. Durata quattro settimane ha vsto la Svizzera protagonista ed impegnata in diversi contesti per permettere ad esperti indipendenti di esaminare la situazione dei diritti umani in Paesi come la Siria, il Sudan del Sud, il Myanmar e il Bahrein.

La Svizzera sostiene la proroga del mandato della commissione d’inchiesta indipendente sulla Siria e ha chiesto il rilascio di persone tenute arbitrariamente in prigione e l’insediamento di una commissione mista che permetta uno scambio sistematico di prigionieri e consenta di localizzare prigionieri, persone rapite e disperse.

Nel caso del Sudan del Sud la Svizzera si è spesa a favore di una proroga di mandato che conferisce alla commissione esistente l’incarico supplementare di raccogliere e conservare prove nonché di accertare le responsabilità – anche in vista di un’azione penale.

La Svizzera si è anche impegnata per la creazione di una missione esplorativa per il Myanmar, che ha il mandato di chiarire i fatti sulle presunte violazioni dei diritti umani, in particolare nello Stato del Rakhine. 

Le priorità tematiche della Svizzera sono la prevenzione dei conflitti e l’abolizione della pena di morte.

Paesi come il Bahrein, il Kuwait, la Giordania e le Filippine sono stati invitati a non reintrodurre la pena capitale ed a far ritorno alla precedente prassi della moratoria. In occasione di una tavola rotonda sulla pena di morte promossa dalla Svizzera è emerso che, a livello internazionale, si fa sempre più strada la consapevolezza che la pena di morte collide con il divieto di tortura vincolante per tutti gli Stati ai sensi del diritto internazionale.

La Svizzera s’impegna da tempo a rafforzare la prevenzione dei conflitti ed a fare in modo che gli sforzi dell’ONU nei settori della pace, della sicurezza e dei diritti umani vengano considerati nel loro insieme.