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E’ nato il presidio Slow Food del Pecorino di Carmasciano, formaggio prodotto in Irpinia.

“Carmasciano è una piccola area di pascolo che si estende per un raggio di circa quattro km nella valle d’Ansanto, nel cuore dell’alta Irpinia. La maggior parte dei pascoli si concentra lungo il versante esposto a sud, che degrada dal monte Forcuso fino a valle, tra gli 800 e i 500 metri di altitudine”.

“La valle è infatti caratterizzata dalla presenza della Mefite di Rocca San Felice, un lago di origine sulfurea alimentato da pozze solforose, che ribolle a seguito delle emissioni di gas provenienti dal sottosuolo. Lo zolfo emanato dalle acque caratterizza le essenze foraggiere dell’area, che a loro volta conferiscono al latte un sapore molto particolare e complesso. Il pecorino prodotto in questa zona ha infatti una spiccata nota olfattiva di zolfo, sentori di latte fresco, erba appena sfalciata e fiori. In bocca, prima di percepisce un sapore dolce e molto delicato, poi una nota piccante e, nel finale, un leggero retrogusto di zolfo”.

Quella del pecorino è una produzione tradizionale e antica, fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, tutte le famiglie della zona producevano formaggio per il consumo familiare allevando due razze ovine: la laticauda e la bagnolese (detta anche malvizza); questa produzione si è andata esaurendo con lo spopolamento causato dal terremoto dell’Irpinia del 1980.

“Il pecorino di Carmasciano è particolare per due ragioni, spiega Angelo Lo Conte, fiduciario della Condotta Slow Food Irpinia Colline dell’Ufita e Taurasi: «La prima sono le caratteristiche esalazioni di zolfo che, entrando nel circolo della crescita delle erbe spontanee e quindi dei foraggi di cui si nutrono le pecore, si riscontrano anche nel latte e i cui sentori si ritrovano pertanto anche nel formaggio».

La seconda ragione riguarda invece gli animali: «Le pecore sono di due razze differenti, chiamate laticauda e bagnolese, entrambe tipiche dell’Irpinia» prosegue Lo Conte. La prima, che deve il nome alla sua caratteristica coda larga, è a sua volta un Presidio Slow Food; la seconda, invece, è inclusa nell’Arca del Gusto di Slow Food, il progetto con cui la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus segnala le specie vegetali e le razze animali che rischiano l’estinzione”. Fonte: slowfood
Photo: pixabay