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Il 3 luglio 2023 la direttrice dell’Ufficio federale della cultura (UFC) Carine Bachmann ha consegnato a Berna, all’ambasciata d’Egitto in Svizzera. un importante bene culturale archeologico. Il frammento di una statua del faraone egizio Ramses II è stato confiscato nel corso di una procedura penale nel Cantone di Ginevra. La restituzione si iscrive nell’attuazione della legge federale sul trasferimento internazionale dei beni culturali (LTBC).

La statua in pietra del faraone egizio Ramses II è parte di un gruppo scultoreo in cui il re siede accanto a varie divinità dell’antico Egitto. Il frammento è stato rubato tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta del secolo scorso nel complesso templare di Ramses II ad Abido, in Egitto, ed è transitato per diversi Paesi prima di essere importato in Svizzera.

Dato che l’importazione, l’esportazione e la vendita di un bene culturale rubato o saccheggiato costituiscono una violazione della legge del 20 giugno 2003 sul trasferimento dei beni culturali, l’oggetto è stato confiscato definitivamente a seguito di una procedura penale condotta nel Cantone di Ginevra.

L’Egitto è molto esposto a saccheggi e distruzioni nei siti archeologici: la varietà dei manufatti egizi minacciati spazia da oggetti della quotidianità a reperti dal significato religioso e cerimoniale, come ad esempio i corredi funerari, le statue e gli elementi architettonici. Sono molto ricercati indipendentemente dall’epoca storica, ma i preferiti sono soprattutto quelli del periodo faraonico, nubiano e greco-romano.

La Svizzera e l’Egitto sono Stati parte della Convenzione UNESCO del 1970 concernente le misure da adottare per interdire e impedire l’illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali. Questa restituzione s’iscrive nel mutuo impegno dei due Paesi nella lotta contro il trasferimento illegale dei beni culturali, ulteriormente rafforzato nel 2011 con l’entrata in vigore di un accordo bilaterale concernente l’importazione e il rimpatrio di tali beni.

Fonte: Ufficio federale della cultura
foto: pixabay