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Il 23 marzo 2018 si è tenuta a Bienne la Conferenza annuale dell’Aiuto umanitario delle Svizzera e del Corpo svizzero di aiuto umanitario, durante la quale sono stati messi in evidenza l’impegno della Confederazione e della comunità internazionale per sconfiggere la fame, le sue cause e le sue conseguenze.

Il Consigliere federale Ignazio Cassis, capo del Dipartimento federale degli affari esteri, nel suo discorso alla Conferenza ha sottolineato che «mai nella storia del pianeta c’è stato così tanto cibo, più che sufficiente per nutrire tutti. Eppure la fame non è stata sradicata» e ha fatto notare che «la fame è il problema più grande del nostro tempo ma, paradossalmente, anche quello più risolvibile».

Nel mondo 815 milioni di persone patiscono la fame e questo numero è tornato a salire per la prima volta dalla crisi alimentare in Etiopia, negli anni ’80 del novecento.

Il consigliere Cassis, parlando alla tavola rotonda, ha affrontato il tema dell’assurdità della fame in un mondo di sovrabbondanza ed ha ribadito la necessità di soluzioni durature: la Svizzera fornisce aiuto «sotto forma di finanziamenti, consigli ed interventi, nell’immediato e, se necessario, a lungo termine» avendo nella sua missione l’obiettivo di combattere le cause della fame, da un lato e, dall’altro, promuovere pace e stabilità perché, ha sottolineato Cassis, «la fame porta con sé conflitti e instabilità».

Manuel Sager, capo della Direzione dello sviluppo e della cooperazione, è dello stesso parere ed ha ricordato che «nelle aree rurali le persone sono costrette a lasciare i loro campi e nelle città il rifornimento di generi alimentari viene ostacolato dai combattimenti ricorrenti», gli aiuti umanitari devono, quindi, trovare vie alternative ai trasporti su ruote, come i lanci aerei, che sono però dieci volte più costosi dei trasporti via terra.

Il direttore generale del PAM, Programma alimentare mondiale, David Beasley, spiega che la fame acuta si è diffusa in modo allarmante negli ultimi due anni soprattutto a causa dei conflitti. Questa correlazione tra scontri armati e fame si traduce in un aumento dell’instabilità che porta, a sua volta, altra miseria, violenza e migrazioni forzate.

In conclusione ha preso la parola Manuel Bessler, delegato per l’aiuto umanitario, che ha affermato: «faremo di tutto per raggiungere l’obiettivo “fame zero” e sconfiggere questo flagello entro il 2030. (…) La Svizzera intende impegnarsi sempre di più per tutelare gli interessi della popolazione civile» perché fornire derrate alimentari non basta. Nell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, la comunità internazionale si è posta come obiettivo il raggiungimento della sicurezza alimentare e la promozione di un’agricoltura sostenibile dato che, come affermato dal Consigliere Cassis: «se vogliamo una stabilità duratura nel mondo, abbiamo sempre bisogno di soluzioni politiche e non umanitarie».